[In attesa di ripartire con un nuovo ciclo a settembre, durante la pausa estiva ripubblicheremo alcuni materiali usciti nell’ultimo anno. I testi che seguono, tratti dal libro Appartamenti o stanze (D’If, 2017) di Carmen Gallo, sono stati pubblicati il 20 marzo 2017.]
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La donna si è svegliata sudata
nella camera d’albergo ancora
tutta sistemata. Le coperte
fuori stagione, la moquette
il rumore dei freni sull’asfalto.
La donna si alza e chiama a casa.
Le basta guardare il nome sullo schermo.
La donna interrompe la chiamata.
Cerca uno specchio, apre il rubinetto.
Non vuole sentire il rumore che fa
la fronte contro il vetro. Il vapore
adesso sale dal lavandino
cancella gli occhi, i segni, la bocca
chiusa da una mano. La donna scava
la superficie piombata. Noi chiudiamo l’acqua
e la infiliamo vestita nella doccia.
La guardiamo finché non si spoglia.
Vorremmo anche toccarla
e invece la mettiamo a letto
e tratteniamo il fiato per addormentarla.
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L’uomo in tangenziale fissa il vuoto
e l’auto rovesciata. La gente intorno
è agitata. Le donne sono arrivate
a raccogliere le sue cose.
Ogni tanto qualcuna è stanca
si ferma e fuma, seduta sul guardrail.
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Da quando siamo finiti nella stanza più lontana abbiamo cominciato a sparire, uno a uno. Se non possiamo guardarla non siamo più sicuri di esistere. Alcuni non ce la fanno, hanno paura, scompaiono. L’uomo che vive con lei ogni tanto apre la porta e prova a farci uscire. Ci chiede di nascosto di tornare, ma noi siamo soltanto incrostazioni nell’intonaco e non sappiamo come fare. Se lei non viene qui scompariremo. Ad aspettarla siamo rimasti solo in due. Non so se ci siamo scelti, so soltanto che mi somiglia. L’altro sente quello che sento io, vede quello che vedo io. Presto diventeremo una cosa sola e spariremo.
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Immagine: Mimmo Paladino, Senza titolo, 2015