Una poesia di Mordechai Geldman da “Poeti israeliani”, a cura di Ariel Rathaus (Einaudi, 2007).
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Case
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1
Confuso ricordo
di acque scure come inchiostro
voci umane che raggiungono il profondo del mare
2
Terra di candide tenere distese
che cingono due fonti di latte
3
Letto a grate di legno
in cui palpitavo intrappolato
come il piccolo sciacallo allo zoo
4
Io sono mamma e papà
io sono mamma, sono papà, non sono mamma, non sono papà
io non
5
Costruzione di lego smontabile e ricomponibile, smontabile e ricomponibile
e costruzione di lego totalmente smontabile, in eterno non ricomponibile
6
Decreto:
questa non è la tua casa
e non avrai altra casa in luogo di questa
vattene dalla tua casa nel deserto che ti mostrerò
7
Camera del mio prediletto
alle pareti canne di bambù
conchiglie e pietre sopra il canterano
un gatto di terracotta sul tavolo
un gatto striato sull’armadio
e alla nostra finestra fiori di prugno
8
Camera della mia amata –
vi dormiva quasi tutto il giorno
e di notte disegnava un uccello
nel soffitto sopra il nostro letto
l’uccello ogni mattina si ammalava e moriva
e su un cocchio trainato da topi
lo portavano alla tomba.
9
La nona casa, destinata fin dall’inizio all’abbandono
è lo specchio freddo, indifferente
che ti dà in prestito con infinita larghezza
tutto ciò che gli hai donato
allegoria argentea di ciò che è chiuso e penetrabile –
per un secondo asseconda pienamente la tua presenza
e l’istante dopo è vuoto ed estraneo
e tu un’onda-luce vagante in solitudine
10
Panchina nel giardino avvolto nella notte
quando l’enorme corpo del mare in lontananza
respira come un vecchio mostro
e fra i cespugli bui, ciechi
si nascondono i ragazzi del desiderio –
giovani vampiri
11
Aride camere d’albergo
sempre leggermente deludenti
vicino a piazza Venezia
vicino ai giardini delle Tuileries
vicino a piazza San Marco
vicino al golfo d’Adalia e ai monti Tauro innevati
vicino a
12
Libro
per esempio, Attesa del patibolo
13
Le stazioni di frontiera fra silenzio e discorso
nelle sale climatizzate della biblioteca universitaria
in ogni libro che un crogiolo di silenzio
e un rumore supersonico da pista di decollo
in ogni libro è sepolta una mummia faraonica
e mi metto sulle tracce del lettore
goccia di sangue o bisunta impronta digitale
orecchie agli angoli come segnalibro
pelo pubico
furenti rimostranze al silenzioso autore
sottolineature con inchiostro o marker
spazi vuoti di illustrazioni rubate
oppure brani strappati
leggi e strappa
in ogni biblioteca si nascondono scale
che portano a biblioteche antiche e future
la biblioteca è la porta di un labirinto dove ti perderai per sempre
tutto ciò che non hai osato, che non hai potuto pensare
ti scaglierà pietre addosso
14
Anche un uccello è una vera casa per un istante
15
Quei pensieri rimuginati dentro di me con il caffè
sono anch’essi la mia vera casa
le idee sono boe galleggianti
16
Alberi dai fitti rami nella rovente Gerusalemme, alla sua ombra una pietra [gelida e chiara
è la pietra per il nomade della luce, è la pietra del riposo estivo.
17
Movimento
il movimento stesso
verso nessun luogo verso nessun luogo
18
Il sacro spazio vuoto
da cui le consuetudini meccaniche dell’anima
e tutto il desiderio e tutto il ricordo
e tutti i riflessi con i loro riverberi
e tutti i simulacri del passato del presente e del futuro
e persino la rosa di fuoco che è di là dal tempo
e persino il loto che galleggia candido sulle acque di pure fonti
sono stati banditi
finché non guizzi la luce del non ipotizzato o conosciuto a priori
la poesia
tu.