Matteo Tasca – Inediti

…..

Paesaggio XIV

Qualche volta sul paese

passa un elicottero e tutti ascoltano

il suo canto: è un lamento generale

che scende sui palazzi e cresce,

arriva a un picco, poi scema

lentamente, come se avesse ogni volta

un’ultima cosa da dire.

Ma se esci in balcone ti accorgi

che la giornata è di quelle da lasciare

senza fiato, l’elicottero è sparito nel sole

che divora l’orizzonte,

e il silenzio l’azzurro e la luce

compongono una gioia che è più grande,

sta lì in alto e non è di nessuno,

ma oggi tra le cose che tocca ci sei anche tu,

come un bambino che per caso

capita in mezzo all’allegria dei grandi

e gli scappa da ridere senza un perché.

—–

Sulla veranda

Ecco gli uomini: stasera

sono usciti tutti,

parlano sulla veranda

o danno da bere alla menta, sono belli

così lontani e in movimento,

scorrono sulla superficie del mio mondo

e non sanno quanta nostalgia

ho di loro. E io potrei

toccarvi se volessi, prendervi

e portarvi chissà dove, vorrei tanto

correre a giocare con voi,

conoscere tutto delle vostre vite,

ma questo forse rovinerebbe qualcosa,

o comunque sarebbe diverso

da quello che esiste adesso tra noi,

ora che la vostra muta presenza

mi basta, e sapere che ci siete,

che per voi non sono niente

che non posso farvi male.

—–

La casa di fronte

Oggi la casa che ho di fronte

è tutta alla luce, tutta per intero

rivolta all’esterno: non tiene per sé

neanche un angolino, quasi

non avesse più vergogna, e appare

grande come non lo è stata mai,

troppo esposta per essere

completamente visibile.

Così un sorriso raggiante,

che in un punto raccoglie sé stesso

e i sorrisi del passato e quelli

di altri, e questo non entra

in uno sguardo tutta questa umanità

come fare veramente a riceverla?

Così una piazza piena,

con le persone sedute

e qualcuno che tira una palla,

tutta una vita all’aperto

espressa in una manciata di gesti:

così abbiamo chiarito ogni malinteso

e ci siamo incontrati qui, in superficie,

dove non c’è bisogno di nascondersi.

*********


Adesso c’è il viso di mia madre

che mi parla con la voce di un’altra,

ha un sorriso che le cresce lentamente

fino a diventare più grande dello spazio:

è questo il sogno della specie

dove c’è tutto il meglio della vita,

se stiamo sempre insieme

nessuno sarà vecchio, saremo tutti

a un tempo madri e figli

smarriti in un solo rifugiarsi reciproco

come la casa di un’infanzia felice,

donaci un cuore puro e generoso

e finalmente potremo dimenticarci di noi,

scendere in silenzio dentro questo amore

pulito, totale, senza confini.

….


Qualche mattina ti svegli e non senti

né gioia né dolore, la giornata è una cosa

che si fa, come una costruzione semplice,

un sogno come essere disperati

o preparare il pranzo. Camminare

è camminare dentro uno o due pensieri centrali,

che qualcuno ha pensato una volta

e poi sono rimasti fuori, sono cresciuti

e ora non entrano in tutta una lingua.

E dici buongiorno fatto un bel sonno

era buono il caffè e le frasi hanno un peso

che è loro e cadono subito via dalla voce:

ora si è fatta nuda e bella come un suono

dentro una chiesa, arriva da tutte le parti

e non ha niente da dire se non

questa nostra appartenenza.

Se lo ripeti buongiorno buongiorno è già casa

dentro una notte conosciuta, senza desideri.


….

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Immagine in copertina di Valentina Panarella.

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