Continuiamo a salvaguardare le possibilità della poesia con un nuovo ciclo di pubblicazioni animato da intenzioni chiare e risolute. La poetica e la direzione di formavera rimangono invariate: nei prossimi mesi cercheremo di convertirle ulteriormente in materiale da consegnare e di cui usufruire. L’intento principale sarà quello di rompere la quarta parete della dimensione laboratoriale e mostrare una rosa di metodi e soluzioni, compatta e soppesata, volta a una forma d’istruzione indiretta e personale (perché esperienziale), corale e inclusiva (perché diversificata). Istruire in un’accezione modesta e rasoterra: fornire un complesso di nozioni relative a discipline (quali la critica stilistica) o a tecniche (quali la traduzione) senza alcun piedistallo su cui poggiare, ma con lo sguardo sempre vigile, pronto a raccogliere gli stimoli, a muoversi senza preclusioni, a trovare – questo ci auguriamo sempre, questo come programma ineludibile – una direzione chiara da seguire. Per questo la nuova stagione di formavera non potrà fare a meno di una progettualità dinamica ed entusiasta, fondata su meccanismi imperfetti ma condivisi, criticabili proprio perché mai fini a se stessi, sempre trasmissibili.
Abbiamo chiesto alə collaboratorə di manifestare idee e prospettive tramite la condivisione di appunti e riflessioni perché crediamo che mostrare le fasi del proprio lavoro sia il modo migliore di trasmettere esperienza. Questo ciclo sarà caratterizzato da uno sguardo ravvicinato a settori e argomenti distinti, ma sempre con lo scopo di mettere in relazione i diversi campi, di sviluppare un dialogo generale e collettivo. Lo faremo tramite rubriche, antologie, note alle traduzioni e riscritture: forme che dimostrano la nostra posizione e le nostre intenzioni. Sono le sedi in cui ci auguriamo di riflettere, fra le altre, su due problematiche intimamente connesse: ispirazione e libertà formale. Questi due aspetti – e con loro la necessità, per noi insostituibile, di un metodo – possono aiutarci a mantenere uno sguardo che sia contemporaneamente particolare e d’insieme e a sondare un terreno battuto nel tempo, ma che oggi, per motivazioni più o meno esplicite, più o meno consapevoli, ci pare sempre più abbandonato. Scrittura come gesto dunque, come praxis, colta nel suo farsi e nel suo pensarsi, nel suo essere responsabile al massimo grado di se stessa.
Persistiamo allora nel nostro proposito ormai vetusto e da qui vogliamo partire ora che una nuova stagione si apre, sempre con l’obiettivo di rendere viva una poetica, farne scudo e spada, giudice e imputato della nostra elaborazione. Per consolidare uno sguardo, per battere una strada, servono stratificazioni, rettifiche, rimodulazioni ed errori. Il tempo che ci è dato è lo sviluppo, la durata; il luogo più giusto un laboratorio.
La redazione
Per scaricare l’editoriale in PDF: Un pensiero da usare o dare, materialmente
Immagine: Luca Nania
One comment