So soltanto che quelle terre
per quei confini che ti mostrai
se le contesero per anni.
Questo tesoro volevo darti.
*
Placiti cassinesi
Anche quello, Galiperto, tenendo
in mano la memoria appena scritta
con l’altra testimonia e inizia a dire.
*
Le cose sono due, e gira l’angolo
prima di dire la seconda. Il nespolo
fiorisce, io che mangio un altro spicchio
di tempo fra l’arancia e la zucchina
ho questa cosa sulla punta della.
*
Catacomba di Commodilla
Ti vesti in un baleno ed è un mistero
il modo di vestire, il rouge à levres
messo preciso sulle labbra al buio.
Così ti alzi ancora calda e rosa
e fai di te una ruota nelle fiamme,
sempre bruciante nelle fiamme note.
Non dicere ille secrita a bboce,
non dire quei segreti a voce alta.
*
Postilla amiatina
Questa carta è di Capocotto
e lo aiuti dal malconsiglio
che il diavolo gli ha messo in corpo.
*
Mi chiami e la madre diventa un problema
che devo risolvere io, durante i pasti
i fieri pasti, gli splendenti pasti,
che non mi lasci di mangiarli in pace.
Mi dici che la madre ha l’oro in bocca,
ma che non parla mai, non le si vede.
*
La madre scendeva le scale da sola
poi cadde e rimase la carne sola
come confettura di frutta rosa
senza struttura ossea.
*
Dopo la cena m’inviti a salire
per digerire insieme, ed è la casa
condivisa con altri tre studenti
dove nascondi tutti i tuoi tesori.
Mi dici – Vivo solo in questa stanza,
non t’inganni l’ampiezza dell’entrata.
*
La prima a rifiorire è la verbena
nel terrazzino sopra la cimasa
dove traghetti l’acqua nella luce
tra il ramerino e l’iris. Lì rispondi
anche a me, mi dici di piantarla
di seguirti nella pianta della casa.
*
C’è questa cameriera controvoglia
che vi guarda mangiare la carne
e pensa che dovrà pulire tutto.
Intanto la donna grassa seduta
chiama una giovane, chiede qualcosa.
Questa l’ascolta e si muove per lei
verso un’altra, che infino alle cucine
è venuta a cercarmi, nei vapori,
che c’era un animale nella zuppa.
*
Nella zuppa le bestie sono due –
ma eccola, la terza, là nel mezzo
annegata sul dorso, come fosse
la porta della sala del tesoro.
Ma già la grassa vedova ti domina
dall’alto con la voce cavernosa
il dolce nome inchiedendoti – ed è
Mantova…
*
Questi: Virgilio. Tornand’io ecc:
reducemi: mi riconduce. A ca:
la forma tronca ha lasciato tracce
nei nomi di luogo. Tua stella: il segno
celeste sotto il quale tu sei nato.
Non mi aspettavo di trovarti qui:
nel punto di sutura.
Mi siederei pure, se potessi.
*
Pensi di essere sulla Terra ma è un falso immaginare, e lo vedresti se non avessi rimosso il trauma. Tu non sei in Terra, sì come credi, e il fuoco che si allontana dalla sua dimora contro la legge naturale non è mai sceso così velocemente come ora tu sali
mentre qui non respiro più da un pezzo
e mi vengono in mente paesaggi regolari di pale eoliche
come penso che per noi il tresoro sia due cose diverse:
io voglio l’aria fresca et dolce, tu
dici che viene la bufera et altro.
*
Giuramenti di Strasburgo
Et ab Ludher nul plaid nunquam prindrai.
I caldi campi bianchi della notte.
Mi vieni incontro con la prima alba
e giuri che non mi farai più guerra.
*
Per scaricare gli inediti: Giulia Martini – inediti
Immagine: Mattia Marzorati