InSight
È stata una giornata priva
di fatti notevoli, cose comuni
come i cicli delle maree. Scriverlo
non serve a dar loro importanza. I due
seminudi si abbracciano sul letto. Lei
ha le mestruazioni quindi
non vogliono scopare. Adesso
l’evento è questo:
l’ossigeno nel buio di una stanza
al suono dei respiri sta entrando
nei loro globuli rossi. Zanzare
sorvolano i corpi, mosse da istinti
vecchi milioni di anni. Su Marte
un trapano buca la roccia
per misurare il calore che viene,
lo stato della materia
nel nucleo del pianeta.
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Al centro del campo c’è un salice.
Un fulmine, o forse il vento, ha spezzato
uno dei due rami principali.
Il ramo che adesso giace al suolo
non era più bello né più importante
dell’altro, era soltanto un ramo
diverso, che il salice non ha più.
Alla televisione stanno passando
un servizio su Bucarest.
Fanno vedere i senzatetto che vivono
sottoterra, nei tunnel dove passano
gli impianti di riscaldamento dei palazzi,
sniffando la colla. Uno spiega
che lo fanno perché stordisce
e li aiuta a dormire.
Con i microfoni in mano
i giornalisti sono impeccabili:
assecondano le circostanze
come ferventi
pittori espressionisti.
I grandi poeti invece
sono come la colla,
e guardano sempre il ramo spezzato.
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I saw it written and I saw it say
Mentre inizia a fare freddo e gli alberi
sono ancora un fenomeno da ammirare,
l’evidenza complessa
dei loro processi biochimici,
cammino ascoltando Nick Drake
e mi sento bene. Si dice
che abbia vuotato apposta
la scatola degli antidepressivi.
So che è scorretto: riportare
le modalità del suicidio
aumenta il rischio di imitazione.
Ma immaginarlo nei mesi
in cui ha composto i brani di Pink Moon
chiuso nella sua stanza
rincuora: cereali in bocca
e il latte dolce di una vacca inglese,
un pezzo di campagna alla finestra
una donna a cui pensare suonando.
O forse niente di tutto questo è vero:
Nick Drake magari si è confuso
o la sua è stata una semplice storia
di ostinazione, di un’infanzia
protratta fino alla morte
rifiutata la minestra
e io sono a letto, scrivo
parole su un foglio e nessuno
ammira gli alberi fuori
perché nessuno ne capisce il senso,
o forse ancora qualcosa soltanto.
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A volte capita che non ci sia
bisogno di scavare. La sostanza
dal nucleo risale, e fuoriesce
per capillarità,
come uno stomaco
che vomita se stesso.
Così, ad esempio
vedi a marzo tra i nodi
farsi strada le gemme.
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Immagine: Hidetoshi Nagasawa, Sette anelli, 2015, marmo di Carrara e legno, 460×70 cm.