Matteo Tasca | Inediti

Raol

lo schianto dei fantini alla seconda curva,
uno probabilmente svenuto, cavallo
colpisce infermiere, le nuche delle persone
*                    *– posizione di merda –
*                    *per tutti quei soldi anch’io rischierei –
metti il cellulare bene in alto,
la corsa piccola dentro la corsa grande,
come una matriosca,
la tartuca che taglia il traguardo senza fantino,
sentirsi vivi, un malore tra gli spalti,
in me però sollievo, è stato tutto molto fico.

Il giorno dopo leggo su internet
che il cavallo raol è rimasto ferito
e hanno dovuto ammazzarlo.
Noi non ci eravamo accorti di niente:
l’esperienza c’ha fregato, stare nel mezzo
non è servito a capire;
ora però che siamo informati sui fatti
non possiamo dire di sentirci particolarmente indignati,
quando parleremo agli amici di barbarie
non crederemo alle nostre parole.

Sono questi i gesti, i pensieri
della nostra miseria interiore.
Descriverli è forse l’ultimo modo
per sorvegliare i confini della nostra coscienza,
e neanche questo basterà.
Persino la vergogna ci costa fatica.

(Quella notte l’ho sognato.
Era steso sulla pista
con tutte e quattro le gambe spezzate.
Mi chiedeva di portarlo fuori a cavalcare
ora che si era liberato dell’altro,
il fratello inquietante,
ma io lo fissavo muto mentre cercava
di formulare a parole la sua richiesta.
Strillava come un neonato)

*

*

*

Ipotesi di amanti
(per un’etologia della vita di coppia)

Li vediamo entrare disordinatamente
nella camera da letto, congiungere le bocche,
mordere i colli, stringere mammelle
in modo da stimolare la produzione
di segnali ormonali che a loro volta
si tradurranno in lubrificazione
o inturgidimento dei tessuti spugnosi.

Lui è cresciuto in un paese di campagna
e pur predicando una visione lucida del mondo
non coglie pienamente la contraddizione interna
alla fiducia cieca che ripone nel suo raziocinio;
per lui il sesso è un simbolo stratificato
che rimanda a qualcosa di riposto
da sbirciare nel corso di esperienze potenti.

Lei ha rifiutato l’educazione cattolica
che le veniva dalla famiglia,
pensa che il corpo sia qualcosa di oscuro
e trasparente che trova in sé stesso le proprie ragioni
e per questo, ma senza accorgersene,
ne ha fatto un oggetto di culto.

In questo momento lei vuole stare a pecorina,
lui predilige altre posizioni
ma decide comunque di prestarsi
perché la febbre del movimento non si arresti
continuando a comporre ideogrammi cui dopo
riterranno corretto attribuire il significato di amore.

(in effetti, nessuno dei due crede veramente
che un ombelico sia soltanto un ombelico.
Nessuno dei due vuole ricordare che la loro partita
si gioca a livello epidermico
e che la bestia rinchiusa nel sacco
ha bisogno di un’altra che ne assicuri la presenza nel mondo)

Adesso li vediamo stringersi a questa loro serenità,
si ricoprono di baci, sorridono.

*

*

*

Serata sulle dolomiti

La montagna è un luogo dell’anima:
nella hall dell’hotel si faceva karaoke
mentre intorno sciamavano bambini
inseguiti da donne goffe
come papere sulla terraferma
ammiravano un istante il cantante
di turno avevano occhi luminosi
e strafottenti un gruppo di anziani
ancora ben messi aspettava in tensione
la cosa indimenticabile che era
nell’aria ma non voleva accadere
in disparte sui tavoli una ragazza
col mac chattava con un suo amore lontano
adesso esco a fumare una sigaretta,
sulla porta la musica mi saluta minacciando
aqui todos estamos bajo el mismo sol
poi più niente – finalmente
case auto strade abetaia, tutto
perfettamente compatto sotto il segno
di una sola bianca bandiera di neve,
neppure la civetta che plana
su un ramo non lontano ed emette
un verso che non è canto né lamento
incrina, anzi amplifica il silenzio spettrale delle dolomiti.
Era il contrario dell’umano. Era bellissimo.

*

*

*

Cosa abbiamo fatto dopo aver visto il cortometraggio su Atalya Ben Abba

Anche noi abbiamo i nostri modi
di rispondere con un sì o con un no
alle piccole vocazioni
del nostro destino privato: adesso
per esempio aspettiamo la chiamata
dello spaccino di fiducia che ci svolti
la serata – questo è uno che coltiva
tutto da solo niente cosa nostra
né camorra, magari non cambierà un cazzo
ma almeno la soddisfazione
che le cose le hai fatte per bene –
siamo finiti a casa di qualcuno
a vedere un documentario di nat-geo
sui predatori pericolosi
che alla fine sono quelli che più ti catturano
sullo schermo ci sono due grizzly
che lottano per la zona di caccia
ma al più vicino alla telecamera
d’improvviso, forse per lo sforzo, gli scappa
da cacare, prima timidamente,
poi come un fiume in piena,
la voce del reporter ammutolisce,
e così lui caca e lotta come un disperato
nel silenzio e nella propria merda,
noi ridiamo a crepapelle finché
da fuori non arriva un’altra voce
ciao amici ciao, sono io, l’alba,
cosa fate di bello? il suo splendore uniforme
livella il pieno col vuoto si attacca
ai punti di intersezione tra le cose
ci lascia semicancellati nella luce
e allora capiamo che la sua vittoria
sarà irrimediabile perché era questo
che sognavamo da sempre ma senza saperlo
compimento di ogni agire
e di ogni patire
vita che s’accentra nel punto di fuoco
e lì torna pura.

*

Immagine: Shaina Craft, Flesh Experiment 104

One comment

  • Da un lettore: un linguaggio di classica limpidezza che riesce a parlare all’uomo di oggi (non a quello di un secolo fa); bello, grazie.

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