Antonio Riccardi, Aquarama e altre poesie d’amore

[In questo mese di pausa, facendo anche riferimento ai risultati parziali del sondaggio pordenonelegge-Dedalus (2001-2011 I libri più belli di poesia), pubblicheremo testi da libri usciti nel decennio per noi significativi ma che non sono potuti rientrare nei cicli precedenti. Le uscite regolari riprenderanno il 15 settembre. Nel frattempo è disponibile e scaricabile qui l’ebook relativo al trimestre maggio-luglio.]

Pulse & Bloom. Photograph: Jim Urquhart/Reuters

da Antonio Riccardi, Aquarama e altre poesie d’amore, Garzanti, Milano 2009.

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ecco, riparte – ho detto.
Di corsa ha tagliato la piazza in diagonale
fino ai dioscuri di bronzo e avanti
verso la macchia dietro Planalto.
Poi dal pieno sole non s’è più visto.
niente, e adesso? – quasi dispiaciuto,
guardando il verde rabbrividire.
A volte mi pare di vedere tutto e di capire
che la verità è cosa si fa facendo.
Ma chi assicura che possa bastare?

*

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Qualcuno in famiglia era andato in Brasile
prima della guerra, ma non per fame
e non per princìpi. Al ritorno, a Parma
non ha ricordato niente.
Poche cose per dire trent’anni:
qualche avventura, qualche incerto prodigio.
Di certo solo la vastità dei luoghi,
come un presagio.

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Nella giungla con l’angelo custode


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La domenica attraversavo indenne
la nuvola delle madrepore
in fuga dal granchio gigante del Giappone
e dai fiori carnivori africani.

Sorprendenti pericoli che mio padre
già sotto il peso delle gravitazioni
punto da chissà che spine e solo
nelle sue lunazioni, per me solveva.

La domenica del dovere e del Museo
– pomeriggio per gli animali e Dio
la mattina – in custodia all’angelo
fino a sera, fin dentro la giungla.

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Ecco l’aurora, lasciami andare…

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Anno dopo anno il formichiere
muore lottando col giaguaro.
Da lontano non diresti la verità
di tanta combustione.
Un abbraccio o un passo figurato
invece, o l’incontro con l’angelo.

Se però vai lì lo vedi e lo sai.
Uno artiglia l’altro che lo morde
al muso. Si tengono in tensione
e quasi vibrano uno dell’altro
fissati a un punto della vita
uguale dal primo minuto.

Giaguaro e formichiere imprigionati
nella perfetta luce di una sola azione
selvatica, senza sangue né scelta.
Ferocia con ferocia e attorno
nella siepe tra la stipa delle fate
i fiori sanno solo il loro bene.

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Maschio Alfa
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In un bosco di betulle e latifoglie
affondato nella neve per metà
l’animale guarda fisso alla gola del cervo.
È il diorama di una predazione
nella riserva di Kedrovaya Pad’,
nel bianco della Siberia orientale.
Nel diorama non c’è né prima né dopo
ma solo il culmine delle vite esemplari
di certe piante, di certi animali.

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***

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Oggi la luce va sotto le cose
e le solleva di stravento.
Anche noi d’altronde perdiamo
le nostre abitudini e proprietà
forse a causa della nostalgia.

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