Fabio Donalisio – Inediti

Pubblichiamo oggi alcuni testi inediti di Fabio Donalisio che ringraziamo.La selezione si presenta in due raggruppamenti legati tra loro. I testi rientrano in una raccolta inedita di più ampio respiro che prosegue il progetto de Il libro delle cose (Nino Aragno editore 2018).

*******************

*******************

I / mappa

perché questi sono i luoghi della dizione fredda

asfalto bagnato da giorni, silenzio

da niente e nessuno, piuttosto:

ombre di oggetti che furono

                                   durano

                                                altrove

                                                attendono nuove

*

la strà, vòida (polida)

dësbarassà: […] a-j era – 

*********** a l’è stërmà

gnun fin a dòp ‘d le cà

gnanca ël fum, senhal

dël feu ch’a brusa

prima che le man:

vòid pòrch, vilàn

*

dentro la stalla [pozzo]

più buio ancora: cigola

la carrucola vuota di letame,

resti di fieno intralciano

passi mai mossi; la fame

di allora permane

***

*

solo il cane di nessuno, accecato,

abbaia alle caviglie di niente,

che non lo vede ma sente

***

*

alle undici spengono la luce, finiscono

stelle e comete: un orologio

provvede a scandire il natale

dei morti nei suoi giorni ogni giorno

(ovviamente) più corti; dalla chiesa

uscivano i canti

***

*

sembrava un’ombra, dietro

le tende bianche, un soffio

d’aria, voglia di restituire

fuoco al legno, dietro

il vetro – opaco – della stufa;

la ghisa gelida, tra le giunture

un coro di muffa, suggello

al disarmo: afferravano

casseruole soffrendo, si pensa;

l’umidità già brina – densa 

***

*

i cavi della filodiffusione ancora

appesi tra un altoparlante e l’altro

gocciolano con cadenza, molli;

usavano scale, pare, per tirarli:

a scopo ritmico – forse, musicale

[di fatto incomprensibile, dove

volessero arrivare

**

*

a un certo punto, dal nulla appariva

il confine: fino a un certo segno,

le orme; poi la perfezione del terreno

intatto — come l’essere non fosse

passato, nulla si fosse disfatto

**

*

la casòta dij doganié, pròpi sla linea,

‘d la frontiera – ant ël bel e mes –

/

soa bela sbara tirà giù, la pòrta

rambà sensa manoja, dësreisà;

ij òss d’un bèro an bìlich sle lòse

dij cop, a meuj ant la fiòca;

la gossa a bat an sël tapiss

fin a felo ven-i niss

                                                mach ‘n gal a vira an tond

                                                le piòte ant la nita, sensa

                                                pì rason – lord

**

*

[la stèila matinera a robata ciuta sensa bogiè, an mes al ciel ciòrgn]

**

*

la panca di legno divelta emerge

sbilenca dal foro nel ghiaccio – tutto

intorno il fiume scorre, sotto / lento;

del ponte resta una ringhiera, trasuda

nel gelo precoce della sera

                        la luce scheletro, ossatura

**

*

a j-ero d’ij nòm, peul-essi, an sël marmo

lucìd, tra ij fior sèch, la paota e ij mon

sfrisà;

            ma ‘l nòm [ancheuj] a l’è na ròba dësmentià

                                                                                    _ a venta

                                                                        [cornajass neir a mnen-o la dansa violenta]

*

ruggine che buca e fermenta;

moto nella stasi senza fretta:

disgregare pallido e lento

nel buco nero del (prossimo)

momento

***

***

traslitterazioni /

***

la strada, vuota (pulita)

sgombra: […] c’era –

                     è nascosta

nessuno fino a dopo le case

nemmeno il fumo, senhal

del fuoco che brucia

prima delle mani:

vuoto porco, villano

***

*

la casetta dei doganieri, proprio sulla linea,

della frontiera – proprio in mezzo –

/

la sua bella sbarra tirata giù, la porta

socchiusa senza maniglia, sradicata;

le ossa di una pecora in bilico sulle lose

dei tetti, a mollo nella neve;

la goccia batte sullo zerbino

fino a unfradiciarlo

                                                solo un gallo gira in tondo

                                                le zampe nel fango, senza

                                                più ragione – sbronzo

***

*

[la stella mattiniera cade zitta senza muoversi, in mezzo al cielo cieco]

***

*

c’erano nomi, forse, sul marmo

lucido, tra i fiori secchi, il fango e i mattoni

sbriciolati;

                 ma il nome [oggi] è cosa dimenticata

                                                                     _ bisogna

                                                                     [cornacchie nere conducono la danza violenta]

******

Immagine di Lorenzo Picarazzi, Non umano

Per scaricare l’articolo in PDF, clicca qui

Submit a comment

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...