Al ristorante dei morti
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Al ristorante dei morti si entra
con un foglio bianco in tasca.
Woolf al tavolo con Milton
glossa Lycidas, con l’acqua
nel torace e i pesci sempre freschi,
le portate fuse a modi e tempi.
Dante non capisce il gioco e steso
in terra semina il vissuto paradiso.
Lowry bestemmia: vede vermi dappertutto.
Wordsworth vorrebbe uscire da se stesso
ma l’ora della mensa è obbligatoria,
è adesso.
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Il rigattiere
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Il rigattiere taglia l’aria a strisce
con le forbici e l’ingegno. Non conosce
altro. Quando dorme i suoi capelli
al vento sembrano lenzuola. Al balcone
l’ultimo arrivato è un falco pellegrino,
il suo profilo adunco, l’ombra sui vitelli.
Il rigattiere non conosce guerre.
Taglia l’aria ai vivi, per errore.
Dal sonno a volte escono colombe:
passano tra le ferite e non ritornano.
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Il ragno
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Il ragno della sera prima
ha steso il filo.
La tela alla finestra
fa tremare l’albero,
il giardino, il suo laghetto.
Il ragno di stamani
culla come un figlio
la sua mosca, aspetta che la tela
esca dal sole e il tardo pomeriggio
porti gli uomini al riposo. Qualcuno
o il vento, aprendo la finestra
ha dato nuova forza
all’albero, freschezza all’erba,
all’acqua. Al davanzale
della sera il ragno di domani
è fermo. Pensieroso.
Il filo della notte non è mai
lungo abbastanza.
*
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Stendhal
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L’uomo con gli occhiali sulla fronte
lascia che i cavalli avanzino,
mimandone il pensiero controvento
facendo del nitrito che solleva
l’erba dalla terra il suo respiro.
Resta, dopo il galoppo ai campi,
la batteria di zoccoli, la sinfonia
dei muscoli, una spirale intorno,
un quadro in movimento. Per ritrovarsi
senza lenti al filo della siepe,
insieme ai corvi che si guardano,
gli umori diffidenti, prigionieri
se dai travi non saltano lo scotto
la malevolenza d’essere nel nero,
prima che i crini in successive onde
tornino con forza a nuovo giro.
*
Immagine: Franco Polizzi, In viaggio, paesaggio in velocità (2009)
Buone. Mi ricordano un po’ certa poesia postmoderna spagnola, degli anni ’90.
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I testi di Stefano fanno venir voglia di scrivere . La poesia che “funziona” è questo , soprattutto questo .
In gamba .
leopoldo –
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mai più bel complimento
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