[Esce in questi giorni Nel villaggio oscuro di Eugenio De Signoribus; è pubblicato per Manni nella collana La pantera profumata, diretta da Antonio Prete. Presentiamo qui una selezione di testi, ringraziando l’editore per la gentile concessione]
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Soglie dell’innocenza
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L’innocenza è una condizione di soglia.
Alta, permanentemente in bilico.
Se la tradisco, precipito di qua, rovinosamente.
Se la fingessi, costruendola con artificio,
narcisismo attorale indotto da un ego malato,
precipiterei di là, in un allucinato autoinganno,
in una rovina senza indulgenza.
Di qua, sono caduto più volte, risollevandomi a fatica.
Di là, non è nelle mie possibilità.
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da Piagature
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Andare
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Presso l’amena riva
non potrò più sostare
né in altre meraviglie
carezze della vista
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ho un solco in me da sempre
nel tempo lacerato
così convulso e fondo
da esserne affondato
lì, a fatica, traio
tra resa e risalita
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e lì singhiozza il sangue
che viene da lontano
e si confonde al mio
in un’unica vena
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lì, m’infermo
nell’uguale grido
di martoriata beltà
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e assetato ne cerco
un’illesa stilla
e l’affondare-affogare
come al seno materno
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in attesa dei santi
verso te mi commuovo
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lingua madre
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con te sola posso
affacciarmi al mondo
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e ti sogno e rimpasto
ti smanto e ti rivesto
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mentre incombe nel campo
in maschera il cecchino
il conforme allo zero
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da Tempi virali
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Cartolina
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Cari amici, perdono
per il lungo silenzio!
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gli orologi son fermi
sono chiuse le porte
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sono senza più voce
cieco nomade in casa
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il tempo non c’è più
ora è attesa-sospesa
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e brancola a testa in giù
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in veglia: affanno o morte,
in sonno: pietra al collo,
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buia la mente invasa
sprofonda e non risale
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annaspa contro il male
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si sbatte, perché vale
tornare al pelo d’acqua
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solo per soccorrere
un sogno alla corrente
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e se tutto si scioglie
soccombere, andare
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(Sovrapposizioni)
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Quando il fiume della mente
rotte tutte le chiuse ai tardi anni
all’interno esonda
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e tutti i nomi galleggiano e s’incrociano
e sbattono tra loro ottusamente
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anche tu, nello sbrullìo vorticante,
cerchi di aggrapparti a qualcosa
che non si sgrani come un biscotto
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e se non è un’ostia di pietra
sia un gommone sul mare
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mentre fuori imperversano
miseria e cecità
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e tutto galleggia dolorosamente
e tutto solo adesso pare
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Da Tempi bellici
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6
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distante dalla croce
sono già morto una volta
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liberato da ogni peso
resterò qui, puntato
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davanti all’escrescenza
dell’albero malato
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con l’unghia a scavare
fino alla radice…
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non nascerà la gemma
innestata di sogno
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(il grande occhio umiliato
non vedrà più nulla)
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7
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dal primo offeso istinto
ho scelto il mio cammino
con la parola, sola,
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ma sempre ho ritrovato,
oltre il parvente cranio
potente e dissennato,
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sette orribili teste
a vista ricrescenti
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perché il male non muore
e risucchia ogni esistente…
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ma è la penultima prova
dell’evo sventurato
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mentre l’ultima incombe
(finite scorte e storia)
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(silenzio della parola)
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