Pubblichiamo quattro poesie da Paradiso di Stefano Dal Bianco, uscito l’8 marzo per Garzanti.





Comincia così questo solstizio,

con un cane che gioca con un altro cane

e rimane, rimane a fissare

il piano sconfinato

e le macchie di giallo in lontananza

e il profilo dei monti

come se fosse un altro giorno, già trascorso

non più sollecitato

dalla brezza sul piano ma fermo

fermo nella stagione che si sporge.


Ritornerà pertanto, e riconoscerà

i segnali del vento, quello che non possiamo

non chiamare ricordo,

ricordo di qualcosa che un giorno

aveva mosso l’erba, come adesso,

aveva soffermato un cane in un pensiero.



*   *   *



La soluzione temporanea

di tutta questa nuvolaglia indotta di pensieri

è stare a vedere una valle con il vento e sotto il sole

mentre il verde dei declivi

di collina in collina sovrapposti

si fa sempre più grigio di foschia

e finisce nel bianco

che confonde l’Amiata in lontananza con il cielo.


Stare a vedere è facoltà di tutti

ma ricavarne la chiarezza di un messaggio è privilegio

di chi si lasciasse intontire dal sole

scardinare dal vento e ritornasse

su di sé ma senza più visione

ora che tutto è perduto nel bianco lontano

e sale, sale da dentro la voce del mondo.



*   *   *



Come si riferisse a un vento che ora non c’è

sembrava avesse senso

la preghiera del castagno tra i castagni,

di una vita nel tempo dispersa e

presente lì nel varco

tra le fronde che apre alla campagna.


Ma come sarebbe se il vento

che ora non c’è non avesse

vegliato su noi sulla nostra, preghiera

di farci stare qui

in vista di un castagno

che si sporgeva alto tra i fratelli.



*   *   *



Camminando per la mia stradina al buio

ho attraversato un filo

di ragnatela, e me ne sono accorto

perché l’ho attraversato con la faccia

mentre camminavo.


Così mi accorgo sempre

quando un altro filamento mi attraversa,

ben diverso, anche se ora non ho tempo

di spiegare cosa sia, adesso,

che mi fa concentrare su qualcosa

di molto più importante,


però questo secondo filo

mi attraversa veramente

da parte a parte, e non importa

che ora non sia importante.





Per scaricare il pdf clicca qui.

Foto di Francesca Coldebella Bergamin.

Una risposta

  1. Avatar Sebastiano Comis
    Sebastiano Comis

    ”…è privilegio di chi si lasciasse…” è tremendo. E insegna poesia!

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