
I testi che seguono sono tratti dalla plaquette Fari. 1984-2006. Ringraziamo l’autore per la concessione.
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TESTAMENTO
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Quindici giorni prima di morire
mio padre accese la televisione
e si mise a guardarla lento e solo.
Ero andato a vedere come stava
e lui mi disse di sentirsi solo
e decisi di fargli compagnia.
Trasmettevano un film americano
dove la polizia statunitense
s’era appropriata delle arti marziali
di una feroce banda gialla tanto
che li batteva sul loro terreno.
Chiesi a mio padre dove si svolgeva
e con un tono di stanca ovvietà
‘Nelle Marche’ rispose ed insistendo
io per una maggiore precisione
un suo gesto indicò di là dal vetro
l’immediata e notturna vicinanza.
Quando passarono i titoli di coda
puntò il suo dito verso quel biancore
indecifrabile e mi disse ‘Guarda,
Recanati ci è scritto’ e io assentii.
E chiedetevi pure se era lucido
se vi piace la stupida parola,
ma è questo il testamento di mio padre.
Voleva dire: da qualunque punto
si può capire e leggere il mondo;
voleva dire quanta sia violenza
nella quieta campagna marchigiana;
voleva dire che era il suo corpo
la marca vinta dalla non vittoria. Continue reading “Giacomo Magrini, Fari” →
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